La Ghiandaia marina, di Beppe Miceli

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Ghiandaia marina (Coracias garrulus) Ordine: Coraciformes Famiglia: Coraciidae.

E’ una specie sottoposta a un regime particolare di tutela, la cui protezione è finalizzata al ripristino delle popolazioni e alla loro salvaguardia. La ghiandaia marina è un migratore, che qui in Toscana arriva a fine aprile, partendo dal territorio invernale africano. Il loro arrivo coincide con il rigoglio primaverile della vegetazione e la comparsa abbondante degli insetti. E’ presente anche nella maremma laziale e nelle fasce costiere della Puglia, Abruzzo, Marche e Liguria. Appartiene alla colorata famiglia dei coraciformi, come i gruccioni , le upupe e i martin pescatori. E’ lunga circa 31 cm e si tratta di una specie fra le più vistose nella colorazione, tra quelle che popolano il vecchio continente. Il ventre, il capo e il petto sono infatti di color azzurro-turchese mentre sul dorso e sulla parte superiore delle ali sfuma gradualmente un color castano chiaro. Il becco è grigiastro e le zampe marrone chiaro. La coda degrada nel verde smeraldo con le piume rette centrali brune. La punta caudale si distingue per una macchia nera. Durante il volo la parte inferiore delle ali appare blu cobalto bordata di nero, visibilissima anche a grande distanza.

I maschi sono caratterizzati da una colorazione leggermente più intensa che esibiscono durante i loro corteggiamenti, fatti di canti caratterizzati da sonorità secche e acrobazie portentose, volteggiando intorno alle cime dei rami dove si è posata la femmina. Questo comportamento, che precede l’accoppiamento, è particolarmente interessante da osservare per comprendere quanto sia importante per il maschio esprimere il meglio di sè nella dimostrazione acrobatica di volo, attraverso la quale mette in evidenza i suoi colori sgargianti per conquistare il diritto a procreare. A tutto ciò viene offerto valore aggiunto attraverso il dono di appetitose prede costituite da grossi insetti che costituiscono il loro cibo principale. Per catturarle si posizionano in cima a degli alti rami, sui fili della corrente o sulle sommità dei ruderi: da lì scrutano con attenzione il movimento degli insetti anche in volo per catturarli con grande rapidità. Sono ghiotti anche di piccoli vertebrati come minuscole rane, lucertole e uccellini.

Un progetto di conservazione, in atto fin dal 1984 nel Parco della Maremma, ha favorito l’incremento della specie, attraverso la posa di nidi artificiali, che sono stati facilmente occupati. Le aree predilette dalla ghiandaia marina sono le pinete litoranee, ricche di grasse cicale, che costituiscono il loro cibo preferito. I luoghi per nidificare sono molteplici: può essere sfruttata una cavità di un rudere, di un albero o un nido abbandonato di picchio. Vengono deposte da 4 a 7 uova la cui covata dura circa 18 giorni. Alla nascita i piccoli vengono nutriti alternativamente sia dalla femmina che dal maschio, i quali fanni incessantemente la spola al nido portando una quantità impressionante di cibo. Mano a mano che i pulli crescono questa esigenza diventa sempre più impellente e il lavoro di cura della prole diventa davvero sfiancante. Per un certo periodo di tempo la ghiandaia marina ha persino sfruttato le cavità di certi pali della luce, al punto che la Società Terna Rete Italia, grazie all’accordo di collaborazione scientifica con l’associazione ornitologica Ornis italica, ha offerto la disponibilità per ospitare dei nidi artificiali sui propri tralicci. Sono state installate infatti oltre 500 cassette adatte alla nidificazione che nel tempo si sono popolate di gheppi e di ghiandaie marine. Terminata la fase di nidificazione e di allevamento della prole, verso la metà di agosto inizia il rientro verso l’Africa orientale, Arabia e Valle del Nilo.

Ricordo che è stato fondato il Gruppo CORACIAS i cui obiettivi prefissi sono: “Favorire lo scambio di informazione tra i ricercatori su questa specie. – Raccogliere il materiale pubblicato su Coracias garrulus in Italia ed in Europa ed inserirlo in un database consultabile dai partecipanti al Gruppo. – Incentivare la ricerca sulla faunistica, biologia, eco-etologia in Italia. – Descrivere le minacce su scala regionale o di macroarea, sperimentare tecniche di conservazione. – Cooperare con le Istituzioni nazionali e sovra-nazionali (Ministero, I.S.P.R.A. LIPU Birdlife International, C.I.S.O.)

La ricerca ha come partner EBN ITALIA, ISPRA, LIPU BIRDLIFE INTERNATIONAL, CISO e voglio sottolineare che chi non fosse ancora nel gruppo CORACIAS può farlo da ora inviando una mail di risposta affermativa ed iniziando subito a rilevare ([email protected]). Un progetto su una specie va aiutato e curato e tenere i dati nei taccuini spesso è un esercizio poco utile. Invece l’unione fa la forza e se avete a cuore la conservazione di Coracias garrulus faremo un percorso insieme. (Angelo Meschini)”.

Beppe Miceli

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