Tartarughe marine: una specie in estinzione

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Le tartarughe marine popolano i mari da più di 150 milioni di anni. Attualmente nel mondo ne esistono sette specie, da Caretta caretta a Dermochelys coriacea e purtroppo sono tutte a rischio di estinzione. La vita delle tartarughe marine è strettamente legata all’ecosistema marino, che abbandonano soltanto durante la deposizione delle uova. Questi animali sono in grado di percorrere moltissimi chilometri, dall’Artico fino ai mari tropicali per esigenze nutritive e di riproduzione. La loro dieta è prevalentemente a base di crostacei, molluschi e meduse. Alcune specie si possono incontrare anche in Mediterraneo, come Caretta caretta la cui distribuzione globale è limitata a livello latitudinale da restrizioni termiche. Le coste italiane sono scelte da questa specie per la deposizione delle uova ed in particolare il tratto costiero ionico della Calabria, quello centrale della Sicilia meridionale, le coste della Campania, della Sardegna meridionale e sudoccidentale, della Puglia orientale e quelle delle isole Pelagie. Il ciclo vitale della tartaruga inizia con una prima fase di sviluppo in ambiente oceanico che dura alcuni anni e durante la quale l’animale conduce vita epipelagica. A questa segue una seconda fase in ambiente neritico in cui la tartaruga passa ad una nutrizione di tipo bentonico, fino alla maturazione sessuale. Nel periodo non riproduttivo gli individui adulti di questa specie si concentrano nelle acque poco profonde della piattaforma continentale, per la nutrizione e lo svernamento. Dopo l’accoppiamento le femmine si avvicinano alla costa per deporre le uova, che vengono sistemate in nidi ricoperti da sabbia. tartaruga2Il sesso dei nascituri viene influenzato dalla temperatura, che se è superiore a 29 o C determinerà una prevalenza di femmine rispetto ai maschi. Con la sua smania di sfruttare in modo incontrollato le risorse naturali l’uomo è stato la causa della riduzione del 95% di alcune specie di tartarughe marine. Una delle minacce più rilevanti per questi animali è il degrado ambientale delle spiagge, perché influisce negativamente sulle delicate fasi delle nidificazione. La presenza di fonti luminose artificiali, di attrezzature degli stabilimenti balneari, di rifiuti e di barriere artificiali per proteggere le spiagge dall’erosione possono influenzare il comportamento delle femmine nella deposizione delle uova e agiscono disorientando i piccoli appena nati. Anche l’alterazione delle caratteristiche geomorfologiche delle spiagge rappresenta un pericolo per la nidificazione. I rischi presenti in mare solo legati in prevalenza ai metodi di pesca, come quelli che fanno uso di reti a strascico in cui le tartarughe possono rimanere impigliate. Da non trascurare è anche lo sversamento di inquinanti chimici, come il petrolio, gli idrocarburi, il PCB ed altre sostanze di origine sintetica, nonché la presenza nelle acque di rifiuti solidi che possono essere ingeriti da questi animali marini, causandone la morte per soffocamento. Infine, non bisogna dimenticare che in molte parti del mondo lo sfruttamento commerciale delle tartarughe marine ne ha drasticamente ridotto il numero. Interventi lodevoli sono stati messi in atto per la tutela di questa specie, ma molto resta ancora da fare!

Chiara Scamardella.

tartaruga ciclo

Fonti:

  • Scheda tecnica del WWF, 2008
  • Conservazione e protezione delle tartarughe marine, Mavropoulou A. – Zannetti G.
  • Linee guida per il recupero, soccorso, affidamento e gestione delle tartarughe marine, Ministero dell’ambiente della tutela del territorio e del mare, 2008.