SQUALI: DA PREDATORI A PREDE DELL’UOMO

Gli squali appartengono al gruppo dei Chondrichthyes e sono dei pesci dotati di particolari
caratteristiche infatti sono provvisti di mascelle, pinne e narici appaiate e possiedono uno scheletro cartilagineo che è rafforzato da depositi minerali nelle zone del corpo maggiormente sottoposte a tensioni come vertebre e mascelle. Le branchie sono l’organo che permette loro di respirare e sono costituite da un numero che va da cinque a sette fessure localizzate su entrambi i lati della testa e dalla forma complessiva di una cinghia essendo gli squali degli elasmobranchi. La struttura corporea di questi organismi marini si presenta arrotondata e rastremata verso le due estremità quella anteriore e posteriore riducendo la resistenza idrodinamica ed inoltre la cartilagine più leggera rispetto al tessuto osseo delle altre specie di pesci teleostei li rende più leggeri, flessibili e capaci di muoversi con maggiore agilità nell’habitat acquatico dove vivono. Gli squali sono provvisti di cinque differenti tipi di pinne che sono rigide e sostenute da barre di cartilagine e fibre di proteine, le pinne pettorali ne mantengono la posizione alla giusta profondità durante il nuoto, quelle pelviche, dorsali ed in alcune specie quella anale provvedono alla stabilità, mentre quella caudale agisce da spinta propulsiva in avanti. Le scaglie placoidi sono una delle peculiarità di questi organismi ed hanno la stessa struttura dei loro denti, con tre strati: quello esterno dello smalto, quello intermedio di dentina e l’ultimo con la cavità centrale di polpa. Queste strutture hanno origine dal tessuto dermico dell’animale e sono disposte in file regolari sulla superficie della pelle sovrapposte l’una all’altra, la loro disposizione contribuisce a dare elasticità e protezione al loro corpo riducendo considerevolmente l’attrito con il mezzo fluido e canalizzandone il flusso sulla superficie corporea. Vengono persino usate come armi di offesa per ferire le eventuali prede da cacciare e la forma delle
scaglie varia da specie a specie. I denti sono ordinati in numerose file parallele, di solito la prima ha un ruolo funzionale e le altre si rigenerano continuamente producendo denti per tutta la durata della vita dell’individuo adulto. Bisogna ricordare che i denti dello squalo presento diversi gradi di specializzazione in base all’alimentazione delle differenti specie, ci sono quelli sottili ed appuntiti per afferrare e immobilizzare la preda, poi quelli seghettati e a forma di cuneo per tagliare ed infine quelli conici per rompere gusci di crostacei e molluschi. Le narici esterne poste sulla parte inferiore del muso sono utilizzate soltanto per l’olfatto e gli occhi sono molto simili a quelli dell’uomo. Nel Mediterraneo vivono circa 47 specie di squali che però negli ultimi 200 anni hanno subito una drastica riduzione che in alcuni casi è arrivata fino al 97% , si calcola che purtroppo ogni anno ne vengano uccisi almeno 100 milioni a causa della pesca indiscriminata.

Rivolgendo l’attenzione nei confronti dello squalo bianco possiamo affermare che esso è sicuramente il simbolo di una biodiversità in pericolo soprattutto nei nostri mari. La potenziale estinzione di questi organismi marini porterebbe infatti a scatenare una serie di eventi disastrosi per l’ecosistema, primo fra tutti quello del danno alla pesca di numerosi pesci di interesse commerciale. Gli squali garantiscono la stabilità degli ecosistemi marini controllando in modo diretto e indiretto il numero di molte specie di pesci, crostacei e molluschi. La cattura accidentale di questi organismi attraverso la by catch ha impatti devastanti, infatti spesso i pescatori sono alla ricerca di specie pregiate e ritrovano casualmente nelle loro reti anche gli squali. Attualmente lo squalo bianco è protetto dal divieto di pesca e commercio ma non sono state messe in atto misure per la tutela del suo habitat marino dove lo squalo bianco vive e si riproduce. A livello globale il ruolo di questi organismi è rilevante per preservare l’esistenza delle scogliere coralline e delle piante marine più diffuse, in effetti il loro ruolo di predatori primari impedisce ad una singola specie di colonizzare risorse naturali limitate ed in questo modo si mantiene la biodiversità dell’ecosistema. Senza la presenza degli squali i predatori secondari non riuscirebbero ad essere controllati e ad esempio gli erbivori potrebbero depredare indisturbati i vegetali andando così a diminuire la ricchezza e abbondanza di specie dell’ambiente marino.

Chiara Scamardella.

Fonti articolo:

  • www.oceana.org “Predators as prey: Why Healthy Oceans Need Sharks” Griffin, E., Miller, K.L., Freitas, B. and Hirshfield, M. July 2008.
  • www.oceans.research.com “La scienza a caccia di squali”, Lorena Cecchini 2004.
    latavolablu.marevivo.it/resources/squali.pdf
  • www.incampania.com/assets/allegati/Gli%20squali.pdf

Fonti immagini: sito pinterest