L’anfibio che non passa inosservato: l’ippopotamo

Non se ne parla molto ma anche l’ippopotamo come le innumerevoli specie viventi che abitano il nostro Pianeta presenta aspetti interessanti da conoscere meglio. Attualmente esistono due specie principali di questo anfibio caratterizzato da una mole considerevole: Hyppopotamus anphibius e Hexaprotodon liberiensis, esse vivono entrambe in Africa ed appartengono alla stessa famiglia. In passato si pensava che questi animali potessero essere parenti dei suini ma recenti ricerche attestano con una certo grado di affidabilità che gli ippopotami hanno relazioni filogenetiche che li legano ai cetacei come i delfini e le balene. La loro vita si svolge principalmente nell’acqua e negli ambienti naturali ad essa circostanti. Si possono ritrovare in ecosistemi acquatici come i fiumi e i laghi delle zone a sud del deserto del Sahara. La specie di ippopotamo pigmeo può invece essere raggiunta nella parte occidentale della foreste paludose africane.

Hyppo

La storia ancestrale di questi anfibi ci rivela che le loro abitudini acquatiche sono state adottate solo recentemente, forse per una più efficace ricerca di cibo o per fuggire a predatori particolarmente insidiosi. Con il passaggio alla vita presso fiumi e laghi anche le loro dimensioni corporee sono cambiate aumentando sempre più. In effetti al contrario di quello che si potrebbe pensare per vivere stabilmente in acqua e raggiungere le sue profondità è più conveniente essere grandi. Specie passate di ippopotami avevano colonizzato alcune zone dell’Europa, ma poi sono rimaste confinate in Africa forse a causa di cambiamenti climatici oppure per la pressante espansione dell’uomo. E’ sorprendente la scopercellula cancerosa 1ta fatta da alcuni ricercatori di Baltimora secondo cui il meccanismo biochimico per la regolazione della dimensione corporea massima da raggiungere negli ippopotami possa essere utilizzato per sopprimere il fattore scatenante di alcuni tipi di tumore umano. Alla base della reazione c’è la proteina chinasi che attiva a cascata una serie di enzimi controllati da un coattivatore genico. Nei mammiferi vi sono geni omologhi a quelli presenti negli anfibi acquatici studiati, quindi le ulteriori ricerche in questo campo permetteranno di comprendere meglio il processo di soppressione oncologica nella cura di alcuni tipo di cancro. Questa scoperta si estende anche a disagi di tipo autosomico in cui il sistema immunitario attacca lo stesso organismo. Purtroppo secondo l’organizzazione IUNC gli ippopotami sono da considerarsi una specie a rischio di estinzione, i maggiori pericoli per loro sono rappresentati dalla perdita di habitat e dall’odiosa pratica del bracconaggio per recuperare la carne e i trofei. Ovviamente anche la deforestazione e l’inquinamento da petrolio non sono da sottovalutare. Speriamo che si faccia finalmente qualcosa di concreto per tutelare questi simpatici anfibi…

Chiara Scamardella

Fonti articolo:

citeseerx.ist.psu.edu/viewdoc/download?doi=10.1.1…pdf

www.ml.duke.edu/…/hippos/School%20Sheet%20rev%202007….