La NASA e le barriere coralline

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Le barriere coralline sono distribuite nei mari tropicali di tutto il nostro pianeta e la loro importanza ecologica è davvero rilevante, infatti esse proteggono le spiagge dall’erosione e dai danni che il moto ondoso potrebbe provocare, sono anche una riserva preziosa per la complessità genetica delle specie presenti, a causa della elevata biodiversità che ne caratterizza l’ambiente. Dal punto di vista turistico rappresentano una fonte economica che fattura ogni anno cifre da capogiro, senza tralasciare il fatto che molte popolazioni ne traggono benefici commerciali per il loro sostentamento. Inoltre l’industria biotecnologica ne studia le sostanze biochimiche secrete degli organismi che la popolano ed i loro meccanismi di azione. Le barriere coralline sono state uno dei primi ecosistemi a risentire degli effetti negativi dell’impatto antropico sull’ambiente ed in particolar modo del cambiamento climatico globale. L’aumento delle temperature superficiali dei mari e l’acidificazione degli oceani hanno provocato un cambiamento nella composizione della popolazione di organismi presente all’interno delle scogliere coralline. Il risultato principale è stato quello della diminuzione della biodiversità delle specie che vivono in questo singolare ecosistema unito anche a quel fenomeno definito dagli scienziati “sbiancamento” dei coralli. Con il manifestarsi di questi eventi drammatici che hanno messo seriamente a rischio lo stato di salute delle barriere coralline è nata l’esigenza di monitorare più accuratamente questo ambiente tropicale, che dato il suo ruolo ecologico ha bisogno di essere tutelato nel migliore dei modi.

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Fra gli altri è intervenuta persino la  Divisione di Scienze della Terra della NASA che ha organizzato un piano di azione per controllare la condizione delle barriere coralline. Attraverso vari studi la NASA ha puntato l’attenzione anche sul ciclo del carbonio globale come fattore determinante per la formazione dei coralli, che sono costituiti da carbonato di calcio e formano la struttura portante delle stesse barriere. La morte e la formazione dei coralli segue un ritmo ben preciso in modo da evitare che altre specie come quelle algali possano predominare all’interno della barriera. Infatti se i coralli diminuissero in numero e in specie le caratteristiche fondamentali della scogliera muterebbero drasticamente. Uno dei parametri più utilizzati per individuare un cambiamento in questo senso è dato dal monitoraggio della composizione percentuale di coralli, alghe e sabbia presente all’interno della barriera. Altri due importanti fattori che influenzano i caratteri ecologici della scogliera sono la produttività primaria e la calcificazione dei coralli. Per studiare uno dei più grandi e preziosi ecosistemi corallini, la grande barriera Australiana, la NASA ha organizzato una missione speciale  della durata di due mesi che ha fatto uso di mezzi aerei. I risultati incoraggianti della ricerca hanno permesso di estenderla per altri tre anni servendosi della tecnica della spettrometria per catturare immagini della scogliera, da utilizzare per un nuovo approccio scientifico di interpretazione dei dati. In questo modo l’integrazione delle varie tecniche per la raccolta dei dati potranno fornire un quadro più completo per monitorare la barriera e permettere interventi tempestivi in caso di eventuali cambiamenti del suo stato naturale.

Chiara Scamardella     

Fonti articolo:

https://hyspiri.jpl.nasa.gov/…/RFI2_final_Coral_HochbergEricJ….

 phys.org/pdf393052221.pdf