Il potere nascosto del fitoplancton

diatomeaGli oceani sono popolati da organismi sia vegetali che animali invisibili ad occhio nudo che fanno parte del plancton. In particolare il fitoplancton costituito per una parte da alghe microscopiche come diatomee, dinoflagellati, coccolitoforidi e per l’altra da cianobatteri fotosintetici è in grado di controllare il ciclo del carbonio a livello globale fornendo la principale fonte di cibo per tutte le altre creature marine. In pratica questi organismi unicellulari vegetali appartengono ai produttori primari dell’ambiente acquatico marino, quindi essi attraverso la fotosintesi clorofilliana fissano il carbonio inorganico in composti organici, emettono la maggior parte dell’ossigeno presente in atmosfera, consumano l’anidride carbonica che altrimenti abbasserebbe il pH degli oceani e la sottraggono all’aria assumendo un ruolo determinante nel riciclo di questo gas e nel controllo del clima terrestre. Nonmareacolorata bisogna dimenticare che i loro resti fossilizzati sottoposti a forti pressioni producono in tempi geologici il petrolio risorsa naturale tuttora sfruttata dall’uomo come fonte energetica rilevante. Si può affermare con sicurezza che il fitoplancton contribuisce alla produzione primaria marina per circa il 95% ed inoltre influenza fortemente la composizione chimica dell’oceano, in effetti è stato dimostrato che alla morte di questi organismi i loro resti e quelli dei loro predatori vengono scomposti dai microrganismi sul fondo oceanico riportando in soluzione nell’acqua marina le stesse proporzioni di azoto e fosforo ivi presenti. Il fitoplancton riveste dunque un ruolo cruciale nella catena alimentare marina infatti la sua produttività primaria limita la crescita di crostacei, pesci, squali, focene proprio come sulle terre emerse la produttività primaria delle piante limita l’accrescimento degli elefanti, delle giraffe e delle scimmie. Attraverso la determinazione della produttività primaria del plancton vegetale gli scienziati hanno provato a quantificare la concentrazione di diossido di carbonio sottratto dall’atmosfera ad opera di questi organismi. Per mezzo dalla tecnica del fitoplanctoncarbonio-14 radioattivo messa a punto dall’ecologo danese Steeman-Nielsen alcuni oceanografi hanno creduto di poter determinare a quale velocità il fitoplancton fissa il carbonio in migliaia di siti sparsi per il globo terrestre, purtroppo le misurazioni fatte si sono rivelate errate perché i campioni di acqua analizzati sono stati contaminati accidentalmente da metalli pesanti. Dato il grande interesse scientifico di questo esperimento alcuni studiosi hanno cercato di ripeterlo sfruttando questa volta una tecnica differente. Per mezzo dei dati ottenuti da misurazioni colorimetriche satellitari della concentrazione costiera delle popolazioni di fitoplancton è stato confermato il ruolo predominante di questi microrganismi vegetali nella fissazione del carbonio inorganico. E’ chiaro che in mancanza del fitoplancton la concentrazione atmosferica dell’anidride carbonica aumenterebbe causando un’accelerazione del riscaldamento globale, l’alterazione degli ecosistemi e la diminuzione delle risorse ittiche.

Chiara Scamardella

Fonti:

  • Articolo scientifico di Paul Falkowski, Rutgers University, 2012.
  • G.D. Ardizzone Introduzione alla ecologia marina Università La Sapienza, Roma.

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