Il Mar Mediterraneo fra cultura ed energia

wave- energyIl Mare “nostrum” come lo chiamavano gli antichi nasconde antichi tesori sommersi che andrebbero tutelati. Infatti sui suoi fondali giacciono da molto tempo relitti di imbarcazioni affondate e mai recuperate.  L’archeologia subacquea ha avuto una spinta decisiva solo dopo l’ultimo dopoguerra con l’affermarsi di nuovi mezzi tecnologici per le immersioni. Scoprire tesori sommersi significa non solo difendere il passato e la sua storia ma al tempo stesso proteggere la preziosa risorsa marina che custodisce i relitti. Nel 2002 è stato avviato un progetto definito Archeomar per il censimento dei beni archeologici sommersi in fondo al mare.  Le regioni interessate da questa iniziativa sono state: Campania, Basilicata, Puglia e Calabria. I due obiettivi del progetto erano da una parte lo sviluppo della cartografia delle aree interessate dal sondaggio e dall’altra lo studio approfondito dei fondali del Mar mediterraneo. Alla fine i dati raccolti dalle campagne marine sono stati interpretati e introdotti in un database territoriale  aggiornato ed integrato, organizzato su di una piattaforma informatica GIS. Attraverso quest’ultima fase relativa alla elaborazione dei dati è stato poi possibile mettere a punto dei piani di tutela specifici. I siti archeologici individuati grazie al progetto Archeomar sono stati 316 e le regioni con il numero maggiore di reperti archeologici sommersi sono state rispettivamente la Calabria e la Puglia. Con la carta archeologica subacquea delle zone esaminate da estendere a tutto il territorio italiano si potrebbe dare nuovo impulso al turismo e progettare misure efficaci di difesa del “mare nostrum”. In ambito europeo questa iniziativa ha rappresentato una assoluta novità da non trascurare per il futuro del turismo nel Mar Mediterraneo. Altro aspetto importante da considerare è quello della produzione di energia dal mare. Lo scorso anno l’ENEA ha presentato un dispositivo innovativo PEWEC, per la produzione di energia dal moto ondoso. Il sistema meccanico galleggiante è molto simile ad una zattera ed una volta posizionato in mare aperto è capace di sfruttare l’oscillazione dello scafo provocata dalle onde e produrre in questo modo energia. La realizzazione di questa eccellenza tecnologica sarà molto utile per tutte quelle isole italiane schiave della distribuzione di gasolio e simili. Inoltre il meccanismo di funzionamento del dispositivo permette di mitigare l’impatto delle onde sulle coste contrastando l’odioso fenomeno dell’erosione. Bisogna constatare anche che lo sfruttamento energetico del moto ondoso presenta innegabili vantaggi da molti punti di vista, primo fra tutti quello del minore impatto ambientale rispetto ad altri sistemi di energia alternativa come l’eolico e il solare. Le coste italiane che arrivano ad una lunghezza pari a 8000 chilometri hanno un potenziale intrinseco considerevole per quanto riguarda lo sfruttamento delle onde paragonabile a quello delle coste orientali del Mare del Nord. L’energia marina rappresenta così una risorsa capace di produrre crescita economica ed occupazionale senza dimenticare il miglioramento   dell’approvvigionamento energetico e la crescita tecnologica.

Chiara Scamardella

Fonte articolo:

www.beniculturali.it/mibac/…/1255535746442_Interno_Lucca_bassa.pd

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