Batteri marini contro l’inquinamento da petrolio

Il rimedio per depurare e risanare quei siti marini che sono stati contaminati da idrocarburi esiste: si chiama: “bioremediation” e prevede l’utilizzo di microrganismi marini. I vantaggi nell’impiego di questa tecnica sono numerosi ed in particolare si comprendono meglio nel trattamento di ecosistemi acquatici, molto ricchi in biodiversità che tendono ad essere allo stesso tempo fragili. Dal momento in cui si è scoperto che alcuni ceppi di microalghe e batteri marini sono capaci in presenza di petrolio di produrre naturalmente molecole di tensioattivi, l’interesse verso questi organismi microscopici è aumentato notevolmente. Da studi condotti in questo campo è emersa sia la notevole efficienza dei batteri marini nel degradare gli idrocarburi che la loro capacità di essere molto attivi a parità di area superficiale, se confrontati ad esempio con specie analoghe di origine terrestre. Appare chiaro come sia preferibile di gran lunga usare questi microrganismi piuttosto che ricorrere all’applicazione di tensioattivi di origine sintetica. L’alternativa della “bioremediation” per il trattamento di vari tipi di rifiuti  rilasciati  in acqua ha costi competitivi rispetto ad altre tecniche utilizzate per ripulire le coste dei nostri oceani e dei nostri mari. Inoltre i batteri e le microalghe riescono con facilità ad adattarsi alle differenti condizioni ambientali, sia che si tratti di agire nell’ambito di estuari, in mare aperto oppure nelle vicinanze della linea di costa.

bioremediation

Non bisogna dimenticare che anche l’impatto psicologico sulla popolazione è migliore rispetto a quello derivato da tecnologie artificiali: la gente si fida di più di questi “spazzini biologici” che di quelli sintetici. I microrganismi con la loro intensa attività di biodegradazione riducono notevolmente gli effetti negativi sull’ambiente causati dall’inquinamento da petrolio. La loro capacità metabolica e di rimozione si applica non solo agli idrocarburi ma anche ad altri numerosi tipi di sostanze contaminanti, non solo è noto anche il fenomeno della: “bio-agumentation” ovvero l’aumento di altre specie microbiche che possono essere utili per l’ambiente. In sostanza l’utilizzo degli “spazzini biologici” stimola la crescita di nuovi microrganismi aumentando la biodiversità specifica dei generi batterici. Il principale meccanismo di azione biochimica che permette ai batteri di degradare le molecole di idrocarburi prevede reazioni di tipo aerobico svolte quindi in presenza di ossigeno. Il percorso porta prima alla rottura delle catene di carbonio delle molecole di inquinante e attraverso tappe intermedie contribuisce alla crescita degli stessi batteri e alla eliminazione nell’ambiente circostante di prodotti di rifiuto come l’anidride carbonica e l’acqua.

Fonte articolo:

www.omicsonline.org/…/marine-bioremediation-a-