BALENE:UNA SPECIE DA DIFENDERE

Le balene assieme ai delfini e alle focene sono una delle specie più minacciate dall’uomo. Questo cetaceo dalle dimensioni ragguardevoli appartiene ai mammiferi ed essendo un vertebrato omeotermo respira aria con i polmoni e allatta i piccoli anche parecchi mesi dopo la loro nascita. Le balene proprio per il loro essere dei mammiferi si sono adattate all’ambiente acquatico che rappresenta ormai l’habitat ideale in cui trascorrono tutto il loro ciclo vitale. Se ne conoscono circa 78 specie viventi anche se molti scienziati credono che questo numero di riferimento sia sottostimato. Le dimensioni di questi cetacei vanno da quelle della balenottera azzurra con 150 tonnellate di peso e un lunghezza che può raggiungere i 31 metri a quelle della megattera che misura circa 15 metri e pesa 40 tonnellate. Il loro corpo ha la forma di un siluro che è più sviluppato nella parte anteriore e meno in quella posteriore inoltre la loro pelle è completamente liscia e questo favorisce i movimenti in acqua. Le narici sono poste nella zona superiore della testa e gli arti anteriori si sono trasformati in pinne a causa dell’adattamento alla vita in mari ed oceani. La pinna caudale rappresenta l’organo propulsore ed è disposta in posizione dorsale, le balene sono dotate di caratteristici fanoni costituiti da formazioni laminari cornee a crescita continua suddivise in due serie di lamine appiattite di 6 millimetri di spessore che si dipartono dalla mascella superiore. La forma di queste lamine è quella di un triangolo rettangolo, il margine interno del fanone è liscio mentre quello interno è sfrangiato così da permettere la creazione di una superficie filtrante che ha la funzione di un setaccio e separa l’acqua di mare dagli organismi planctonici di cui questi cetacei si nutrono. Vi è la presenza di uno sfiatatoio localizzato nella porzione mediana della parte superiore del capo che è formato da due orifizi. Per riprodursi le balene scelgono le calde acque tropicali e subtropicali dell’emisfero settentrionale mentre durante l’estate antartica si dirigono verso sud per cacciare una delle loro prede preferite il krill. Trascorsi i 3-4 mesi di alimentazione intensiva ritornano nelle acque temperate, questi movimenti migratori si svolgono in periodi diversi per le varie specie di balene. Le aggressioni perpetrate dall’uomo nei confronti dell’ambiente che hanno causato il riscaldamento globale, l’assottigliamento dello strato di ozono e i vari tipi di inquinamento hanno messo a dura prova la vita di questi enormi cetacei. Le catture accidentali delle balene con reti da pesca incidono in modo rilevante sulla diminuzione della loro popolazione attraverso la morte di centinaia di migliaia di animali ogni anno. L’oceano meridionale che circonda l’Antartide è protagonista dello scioglimento e del crollo delle piattaforme polari situazione che influenza negativamente la produttività primaria della regione e purtroppo dell’intera catena alimentare dell’Antartide. La conseguente diminuzione di krill mette in serie difficoltà le balene che sono costrette a cercare fonti nutritive alternative. L’aumento delle radiazioni ultraviolette causato dal buco dell’ozono interferisce con la fotosintesi del fitoplancton e quindi si realizza una perdita di biomassa. Ormai si stima che la popolazione mondiale di balene si aggiri attorno ai 400.000 esemplari e l’inquinamento chimico non migliora di certo questa stima al ribasso, in particolar modo preoccupano sostanze nocive come i cosiddetti POPs (Persistant Organic Pollutants), costituiti da DDT, PCB ed alcuni metalli pesanti, questi contaminanti tendono ad accumularsi nei tessuti adiposi e possono alterare il sistema endocrino delle balene. L’inquinamento acustico ha un impatto negativo sull’udito di questi cetacei che ne riportano danni fisiologici spesso irreversibili, in secondo luogo rumori molesti possono disturbare la comunicazione fra questi animali e modificarne il loro comportamento naturale. Attualmente una delle specie più minacciata è quella delle balene grigie del pacifico nord occidentale che lo IUCN (International Union for the Conservation of Nature) classifica come “criticamente compromessa”.

Chiara Scamardella.

Fonti articolo:

  • “Balene in un oceano malato” rapporto di Green Peace.
  • “Mammiferi marini : i cetacei” di Silvano Focardi e Letizia Marsini
    Dipartimento di Biologia ambientale, Università di Siena.

Fonte immagini: sito pinterest