Arrivano gli invasori alieni!!!

Nel Mar Mediterraneo da molti anni le segnalazioni di specie aliene di origine prevalentemente tropicale sono in continuo aumento, al punto da definirlo un “mare sotto assedio” (Galil, 2000). La presenza di queste specie è da ricondurre in parte al fenomeno del   riscaldamento globale, conseguenza delle attività antropiche. Per specie aliena (introdotta, non nativa, non indigena, esotica) si intende un taxon introdotto in un’area esterna al suo areale di distribuzione (presente o passato), che si insedia in un nuovo ambiente (www.wfduk.org). Varie sono le definizioni di specie “introdotta”, ma noi ricordiamo in particolar modo  la definizione data da Carlton (1987), secondo la quale una specie “introdotta” è un taxon introdotto dall’uomo (volontariamente o involontariamente) in un area in cui non era presente antecedentemente. Tra i vettori maggiormente responsabili di introduzioni involontarie ricordiamo: le acque di zavorra delle navi (ballast water), il fouling (organismi incrostanti le carene delle imbarcazioni) e l’apertura di canali artificiali (Canale di Suez 1869) attraverso il quale sono entrate in Mediterraneo numerose specie. Tra i vettori riconducibili alle tipologie  di introduzioni volontarie, ricordiamo: l’importazione di specie con scopi ornamentali e di compagnia, la pesca sportiva e l’acquacoltura. Un esempio di organismo invasore, è l’alga Caulerpa racemosa var. cylindracea (Sonder) Verlaque, Huisman et Boudouresque. Da diverse osservazioni è emerso che quest’alga ha un ampio range di distribuzione, grazie alla sua capacità di insediarsi nelle diverse tipologie di ambienti che caratterizzano l’infralitorale: gli ambienti fotofili, sciafili, i substrati duri, mobili e misti, come epibionte [(Pinna nobilis (Linnaeus 1758), spugne, trottoir a vermeti)], sulla matte morta di Posidonia oceanica (L.) Delile e come epifita su diverse macroalghe. Un ulteriore esempio di alga invasiva è un’altra Caulerpacea taxifolia (M.Vahl) C. Agardh, ben  più nota della precedente a causa dello sversamento in mare delle acque provenienti dall’acquario del Museo Oceanografico di Monaco (1984), che ha mostrato ben presto le sue capacità invasive, ricoprendo gran parte dei fondali antistanti lo scarico dell’acquario, e non solo.  Tra i vettori di introduzione si è visto dalle stime che l’acquacoltura, il fouling e il Canale di Suez sono certamente quelli che sono stati riconosciuti come i maggiori responsabili dell’introduzione di specie aliene (Tab. 2).

Non è detto comunque che l’arrivo di una nuova specie implichi necessariamente la sua stabilizzazione, poiché  l’insediamento stabile è frutto di un processo complesso. Una specie introdotta diventa “invasiva” quando il suo processo di stabilizzazione e di propagazione diventa una minaccia per ecosistemi, habitat e comunità native. Il fenomeno delle invasioni biologiche è in grado di alterare la biodiversità di un sistema a livello genetico, di popolazione e di ecosistemi (Grosholz, 2002). L’introduzione e la conseguente stabilizzazione di specie aliene in ecosistemi marini può determinare però la sostituzione delle specie indigene, la diminuzione della biodiversità (la diversità di specie) causando danni strutturali e funzionali all’ecosistema in cui si insediano e può provocare la perdita dell’integrità genetica dovuta ai fenomeni di ibridazione (Cambuca, 2006/2007). Comunque, un organismo per essere definito un invasore di successo, si è visto che deve possedere almeno qualcuna di queste caratteristiche (Williamson, 1996; Nentwig, 2007).

• Alto tasso riproduttivo;
• Specie pioniera;
• Ridotto tempo di generazione;
• Lungo ciclo vitale;
• Alto tasso di dispersione;
• Riproduzione vegetativa o clonale;
• Alta variabilità genetica;
• Alta plasticità fenotipica;
• Ampio areale nativo;
• Generalista in habitat (specie a larga valenza);
• Polifago (dieta ampia);
• Commensale degli umani.

Si auspica quindi in un futuro prossimo un ulteriore incremento degli studi sulle specie alloctone per non incorrere in eventuali gravi problematiche, anche se pur vero che attualmente la ricerca italiana sta subendo gli effetti di una grave crisi economica, ma è fondamentale che il fenomeno degli invasori alieni sia tenuto ben d’occhio. Non dobbiamo certamente aspettare, come quasi sempre accade, e prendere dei provvedimenti tardivi oppure intervenire solo quando i Tg titolano: Arrivano gli invasori alieni! Monitorare è meglio che curare!

Paolo Balistreri

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