Acqua di rubinetto? Si, grazie!!

Al di là dei luoghi comuni e dei pregiudizi che spesso alimentano la nostra diffidenza e nonostante l’acqua di rubinetto sia ormai sicura, comoda, economica e soprattutto rispettosa dell’ambiente, sono ancora molti i timori da sfatare verso la risorsa più preziosa del nostro pianeta.

Ogni anno, secondo dati Legambiente,  si producono 154 miliardi di bottiglie di plastica, che richiedono 13,8 miliardi di litri di petrolio, pari a 10 miliardi di tonnellate di CO2 emesse nell’ambiente. Solo in Italia ogni anno si consumano 15 miliardi di bottiglie in PET, di cui solo il 30% viene riciclato, le altre finiscono in discarica o negli inceneritori. Migliaia di tonnellate di bottiglie di plastica nel mondo vengono trasportate in  discariche in India (ricordiamo quella di Madras) dove vengono peggiociclate, ossia trasformate in prodotti di più scarsa qualità, che diventeranno rifiuti in seguito. Una bottiglia di plastica si getta in un attimo, ma impiega in media 500 anni per degradarsi se dispersa nell’ambiente.

Ecco un breve video che ci spiega la storia e i retroscena dell’acqua in bottiglia:

L’acqua in bottiglia è meno regolamentata dell’acqua di rubinetto e costa in media circa 2000 volte di più. I controlli previsti a garanzia delle acque minerali dovrebbero essere effettuati almeno una volta ogni cinque anni, al cambio di etichetta. In realtà i controlli prescritti vengono fatti saltuariamente e solo su poche marche. Il termine “potabile” attribuito alle acque di rubinetto implica invece dei severi requisiti, secondo cui l’acqua oltre a dovere risultare microbiologicamente pura, deve rispettare tutti i limiti imposti dal D.Lgs 31/2001 e 27/2002. Le aziende erogatrici del servizio esercitano controlli costanti sulla fornitura, affiancati e controllati a sua volta dalle Asl e dalle Aziende Regionali di Protezione Ambientale, mediante campionamenti lungo tutto il percorso dalle sorgenti agli invasi, dagli impianti alla rete, fino ai nostri contatori, ed analisi con una frequenza molto più alta dell’acqua in bottiglia. Il D.Lgs 31/2001 infatti sancisce che la normativa non si applica alle acque minerali naturali (art.3, “esenzioni”), per le quali ci sono norme meno restrittive, come risulta dalla tabella 2. La differenza tra l’acqua di rubinetto e l’acqua minerale è che la prima viene trattata con sostanze disinfettanti quali il cloro e la seconda no, perchè non vada perduta la sua purezza originaria. Esistono tuttavia nelle acque minerali delle sostanze tossiche che potrebbero essere pericolose per la salute perchè la loro concentrazione supera determinati valori massimi. Queste acque hanno infatti proprietà terapeutiche e usate per periodi di tempo limitati assolvono a scopi curativi, ma risultano controproducenti nel tempo. Emblematico è il caso della presenza di arsenico, per cui oggi si consentono centrazioni massime fino a 50mg/l, ma che è stato consentito fino al 2001 con cencentrazioni fino a 200mg/l. Discorso analogo per il Bario, che è stato regolamentato solo nel 2003. Per tanti altri metalli pesanti tuttavia non sono stati ancora imposti dei limiti di legge.

Un altro punto a favore dell’acqua di rubinetto è che essa scorre in condutture sotterranee al riparo dagli sbalzi di temperatura e dall’esposizione alla luce che ne pregiudicherebbe la qualità. Il D.Lgs 105/92 dice espressamente che le acque minerali “vanno tenute al riparo da ogni rischio di inquinamento”. Luce, temperatura ed esposizione all’aria prima e dopo l’imbottigliamento sono fattori critici, soprattutto perchè PVC e PET, materiali di cui sono fatte le nostre bottiglie, liberano sostanze dannose per la nostra salute a seguito dell’esposizione alla luce o ad alte temperature. Le bottiglie di acqua minerale invece sono spesso stoccate in magazzini esposti al sole ed alle alte temperature, e ciò avviene spesso anche nei negozi che la vendono. Risultato: stiamo acquistando dell’acqua imbottigliata chissà quanti mesi prima, che decanta stagnante sempre nella stessa bottiglia di plastica, esposta più e più volte al caldo e ai raggi solari, pagandola a caro prezzo, come se fosse appena raccolta dalla sorgente montana!! In Sicilia beviamo acqua Piemontese e in Veneto beviamo acqua Siciliana, non è un paradosso? Quanta CO2 viene immessa nell’ambiente per il trasporto?

Ai giorni nostri l’acqua in bottiglia è diventata esclusivamente un lusso economico, a scapito del nostro portafogli, della nostra salute e di quella del nostro pianeta! Non si capisce francamente cosa spinga ormai ad acquistare, a caricarsi e a trasportare pesanti confezioni di acqua fino a casa, quando dal nostro rubinetto sgorga un prodotto fresco, pulito e controllato, con impatto ambientale assolutamente ridotto perché non ha bisogno consumare petrolio per l’imballaggio e per il trasportato. E’ definitivamente un prodotto a kilometro zero!

Le industrie dell’acqua in bottiglia invece hanno adottato una strategia di marketing basata su tre punti: spaventarci, sedurci e indurci in errore. Spaventando il consumatore riguardo la qualità dell’acqua di rubinetto lo inducono a non consumarla e a rivolgersi alla “più sicura” acqua in bottiglia. Le confezioni delle acque minerali tendono inoltre a sedurci con immagini invitanti di vette incontaminate, che non corrispondono mai alla realtà delle sorgenti.

Tutto ciò ha indotto nel 1999 l’Unione Europea ad avviare una procedura di infrazione contro l’Italia: le nostre acque minerali in bottiglia sono risultate le più inquinate d’Europa.

Per cui il nostro consiglio è questo: consumate l’acqua di rubinetto, siate rispettosi dell’ambiente!!!

Fonte dati: Legambiente.

Antonio Giacoletti.

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