Mare e biotecnologie per la salute umana…

dead-sea-salt-shore-israel-53014978 Possono la natura e l’innovazione tecnologica lavorare in sinergia per migliorare la salute dell’uomo? La risposta a questa domanda è positiva ed invita alla speranza. Infatti già da qualche tempo nel campo della biotecnologia marina si fanno interessanti scoperte che vanno proprio in questa direzione. Si può affermare con sicurezza che quasi ogni ordine di organismi marini possiede la capacità di produrre una varietà di molecole con caratteristiche strutturali uniche. Queste particolari molecole racchiudono un potenziale biologico altamente specifico, unito ad una peculiare diversità chimica. Negli ultimi anni gli sforzi di molti ricercatori si sono rivolti proprio in questo campo per cercare di comprendere meglio le potenzialità di queste molecole prodotte dagli organismi marini. Il rinnovato interesse scientifico in questo settore è dovuto sia all’innegabile scoperta di composti bioattivi nell’ambiente marino che agli interessi economici collegati al loro possibile sfruttamento. Inoltre, un altro aspetto da considerare è quello legato alla scarsa conoscenza degli ecosistemi oceanici che sembra possano nascondere preziose risorse da utilizzare per il benessere della specie umana. Fino ad oggi sono stati individuati circa 15 composti derivati da organismi marini che sono in fase di studio clinico per la cura di vari tipi di tumori. Risale alla fine degli anni Settanta l’approvazione da parte della FDA, Food and Drug Administration di composti come la spongotimidina e la spongouridina estratti dalla specie di spugna marina Tethya crypta impiegati nel trattamento della leucemia e delle infezioni virali. Un caso particolare è quello che riguarda un agente anticancro che ha la capacità di legarsi al solco minore del DNA, commercializzato con il nome di  Yondelis®. Il composto estratto dalla specie di tunicato E. turbinata ha mostrato avere proprietà antitumorali già nel 1969, ma solo nel 1990 è stato possibile isolarne il principio attivo da utilizzare come farmaco per la cura dei malati. Questo fa ben comprendere come i tempi della ricerca scientifica siano lunghi e non immediati come si auspicherebbe, in modo ovviamente utopistico, almeno per ora. Appare altresì chiara la necessità di regolare lo sfruttamento di queste molecole così fondamentali per la cura della salute umana in maniera da renderle accessibili a tutti e senza depauperare eccessivamente l’ecosistema marino. Consideriamo anche che negli ultimi decenni l’uso massiccio ed esagerato di antibiotici per la cura delle infezioni batteriche ha sviluppato in questi microrganismi un ottima farmaco-resistenza specie specifica. Per questo oltre ad un utilizzo più ponderato e saggio di queste sostanze chimiche è sorto il bisogno di trovare nuove fonti naturali per la produzione di innovativi e potenti antibiotici. Purtroppo la ricerca biotecnologica marina in questo campo manca dei fondi necessari per andare avanti a causa di uno scarso interesse commerciale in merito.

Chiara Scamardella.

Fonte articolo:

www.esf.org/…/marine_biotechnology_01.pdf